Contributi degli studenti

Il fumo? Una droga che fa testo – Francesca Gatti

Dai fumatori si può imparare
la tolleranza,
mai un fumatore si è lamentato
di un non fumatore

Sandro Pertini.

A cura di Francesca Gatti

È di sicuro scontato che ancora oggi il fumo ha un’attrattiva irresistibile sui più giovani ma anche i meno giovani, forse perché regala un’aria vissuta, fa sembrare grandi ed è associato a una sorta di iniziazione verso il mondo degli adulti; forse perché gli adulti non riescono a smettere e quindi, si innesca un detonatore imitativo che si ripete da generazione a generazione con la differenza che il modello da imitare, l’adulto fascinoso con la sigaretta in bocca è divenuto un illecito sostanziale, soprattutto se si fuma nei pressi del plesso scolastico. I più giovani poi vedono spesso il divieto come l’attrattiva della cosa che non si può fare, dunque l’oggetto del desiderio proibito; chi sa forse è proprio questa la motivazione che li porta verso la consapevole trasgressione.

Tanto è vero che la maggior parte di coloro che iniziano a fumare è minorenne e lo fanno proprio per allontanarsi il più possibile, e molto velocemente, dal mondo dell’infanzia attraverso questa, a volte sottovalutata trasgressione, quindi, dal potenziale controllo dei genitori; sfuggendo così ad ogni possibile ed eventuale rimprovero: si mente, ovviamente quando si fuma di nascosto, ma si dovrebbe essere sinceri quando si viene colti in quella che metaforicamente potremmo identificare: flagranza di reato.

Non di rado, l’ingresso alla scuola superiore o in una classe successiva coincide con la sperimentazione della sigaretta. Non possiamo certo affermare che tutti gli adolescenti oggi fumano regolarmente, molti però lo fanno di tanto in tanto, o per lo meno, hanno sperimentato almeno una volta la sigaretta; ed è sempre più raro incontrare ragazzi che affermano di non aver mai provato il gusto della nicotina che si aspira.  È già esiste anche il fumo che si legge come questo articolo. Fa parte del testo scritto, una droga che provoca quella sana dipendenza culturale che di sicuro non fa male: la lettura. Una dipendenza che ha dato origine al caffè illuminista quando nel Settecento veneziano si fumava ancora la pipa.

Ormai però sono passati più di trecento anni da quel periodo e forse bisognerebbe andare un po’ più in profondità sui danni che provoca e che spesso i più giovani non sanno. La scienza medica negli ultimi anni è riuscita realmente a guardare così tanto in profondità su questa pericolosa patologia che vale veramente la pena appassionarsi della “sigaretta da leggere”, con quella scientifica attenzione che va oltre lo spettro storico l’illusione: Se in passato fumare era lecito perché non si conoscevano i danni oggi si conoscono, la storia né rigorosamente testimone.

In effetti tutto ciò nel Settecento non si sapeva, nell’Ottocento si sospettava, ma già dalla seconda metà del Novecento gli studi su queste particolari polveri tossiche e invisibili erano finalmente a buon punto. Vediamo dunque nel dettaglio di cosa si tratta.

Gli effetti del fumo sul nostro organismo sono di due tipi: quelli a breve termine, legati al momento in cui si fuma, e quelli a lungo termine, che restano latenti per anni, e che producono i danni più seri. Il fumo, attraverso la nicotina, agisce addirittura sul sistema nervoso. Oltre a provocare un modesto aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, può infine anche indurre un sostanziale aumento dell’acidità gastrica. Tuttavia la nicotina, alle dosi comunemente assimilate dal fumatore, non raggiunge effetti tossici significativi, sul momento ma a lungo termine si verificano anche queste problematiche. È il suo effetto stimolante sulla nostra capacità di concentrazione e di resistenza allo stress psicofisico che rende piacevole il fumo: un piacere momentaneo che si paga purtroppo con l’insorgere della dipendenza da nicotina, che pur essendo considerata una droga leggera, detiene il primato tra le sostanze d’abuso per quanto riguarda la forza con cui tiene legato il fumatore; dopo pochi anni di abitudine, ne diventa a tutti gli effetti un tabagista dipendente. Ecco che siamo arrivati al centro del problema: troppo spesso vengono sottovalutati i danni e i suoi effetti a lungo termine.  Dunque il principale danno a breve termine è proprio la dipendenza da sigaretta, che si instaura mediamente dopo uno o due anni nel fumatore standard, quello cioè che fuma circa 20 sigarette al giorno. Esistono anche altre conseguenze immediate del fumo, che vanno ricordate soprattutto agli adolescenti, che sono molto sensibili ai rischi a breve termine.

Innanzitutto il monossido di carbonio: si tratta di un gas incolore, inodore, insapore, sempre presente quando c’è del fumo (il monossido di carbonio si forma quando la combustione avviene in presenza di poco ossigeno, in buona sostanza quando non c’è fiamma). È un veleno molto potente che, ad alte concentrazioni, può essere addirittura mortale: ogni anno, in Italia, sono decine i casi di morte da intossicazione a causa del monossido, che avvengono spesso a causa delle esalazioni da stufe o scaldabagno a gas, legna o carbone con sistemi di scarico inefficaci.

I livelli del gas inalati da un fumatore ovviamente non sono mai così tanto letali, anche se bastano a bloccare il trasporto di ossigeno nei globuli rossi, questo è il meccanismo su cui agisce l’intossicazione; nell’ordine del 3-10%, a seconda del numero di sigarette e di come vengono fumate.

Un secondo effetto meno evidente, ma altrettanto immediato, è l’aumento dell’aggregabilità piastrinica. Bastano tracce di monossido di carbonio per esaltare la funzione delle piastrine e di conseguenza aumentare il rischio di trombosi a livello arterioso. È stato dimostrato che i non fumatori esposti al fumo passivo sono paradossalmente i più interessati da questo problema. I danni a lungo termine sono invece costituiti soprattutto dal rischio di tumore polmonare, legato alla presenza di numerose sostanze cancerogene che li compongono. La malattia resta latente per diversi anni ed il rischio di contrarla inizia a diminuire soltanto dopo 10 anni dalla cessazione del fumo. Il fumo favorisce poi anche molti altri tipi di tumore, tra cui quelli del cavo orale, della laringe, del rene e della vescica.

E allora dopo questa consapevole e attenta descrizione cosa possiamo fare? Se ci si accorge che il proprio figlio ha iniziato a fumare, dunque, è importante cercare di capire la motivazione che lo hanno condotto questo comportamento? È bene indagare se si tratta di un episodio isolato o se è un’esperienza che si sta andando a consolidare? Ammesso che la rabbia spesso prende il sopravvento e che il significato del pregiudizio può portare l’adulto a non privilegiare il noto dialogo tra genitori-figli, quanto piuttosto il divieto: semplice e incisivo, rischia di tradursi nella strada più comoda ma forse la meno efficace.

 

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