Reciprocità e didattica multimediale

Alessandro Di Meo – Fury

Titolo originale: Fury

Genere: drammatico, eroico e di guerra

Anno: 2014

Scritto: diretto e prodotto da David Ayer

TRAMA

Il film narra della storia del sergente Don Collier, soprannominato Wardaddy che nell’aprile del 1945  si trovava sul fronte americano-tedesco in Germania; comandante carrista di grande fama e di grande esperienza accumulata con anni di guerra e scontri si trova insieme al suo equipaggio composto da: l’artigliere Boyd Swan, fortemente religioso e soprannominato Bibbia; il pilota Trini Garcia detto Gordo; il servente Grady Travis chiamato anche Coon-Ass; e il giovane appena arrivato Norman Ellison, mandato per poter sostituire il mitragliere Red che all’inizio del film era già morto in battaglia.

Tutti loro, durante le varie vicende del film, si affideranno al loro carro M4A3E8 Sherman chiamato Fury, la loro unica casa, famoso tra gli uomini per le gesta compiute dal suo equipaggio in Africa che lo guida con grande maestria. Fin dall’inizio noteremo il grande dislivello e la grande differenza tra l’incapace mitragliere Norman, mai sceso sul campo di battaglia e del tutto inesperto riguardo al ruolo al quale è stato assegnato, e i suoi compagni, da parte dei quali per la maggior parte del film verrà trattato, in particolar modo da Grady, come una mezzacalzetta del tutto inutile che, a causa di un mancato colpo di pistola verso un ragazzino tedesco armato con una bomba, farà quasi distruggere un convoglio di carri, tra cui anche il suo. Nel corso della storia vedremo un cambiamento vero e proprio di questa recluta che passerà dall’essere un ragazzo spaventato ad una vera e propria macchina da guerra.

In una scena vediamo il convoglio composto da vari carri armati e alcune truppe di fanteria che percorrono una stradina di campagna per arrivare ad un avamposto alleato; Norman però nota fra i vari arbusti e cespugli che percorrono tutta la lunghezza della strada alcuni ragazzini intenti a correre. Senza farsi notare, pensando che si tratti soltanto di bambini impauriti, non avverte i suoi commilitoni; pochi secondi dopo uno di questi bambini colloca una bomba sul fianco del primo carro armato del convoglio, distruggendolo così all’istante; poco dopo tutti gli uomini cominciano ad aprire il fuoco verso i cespugli, massacrando così i ragazzi che a fine scena si scopriranno essere giovani reclute delle SS mandate per poter indebolire il più possibile il convoglio nemico in una missione suicida.

Successivamente Don decide di prendere in atto l’addestramento di Norman ed insegnargli a provare odio verso il nemico: dopo uno scontro con un plotone di artiglieria tedesco, il sergente prende con forza Norman, gli dà in mano la sua pistola dicendogli di sparare ad un prigioniero tedesco, il ragazzo si rifiuta e chiede piuttosto di sparare a lui stesso, allora Don con forza fa impugnare l’arma al ragazzo, puntandola contro il prigioniero, facendogli così sparare un colpo e uccidere il tedesco.

Tale gesto scioccherà il ragazzo cambiandolo profondamente: queste due scene sono molto rappresentative perché mostrano la realtà della guerra, quella ingiusta, in cui si è mandati a combattere contro sconosciuti, senza nemmeno conoscere la vera versione dei fatti o come stanno realmente le cose; ci fanno vedere come anche giovani ragazzi vengano trasformati in macchine di morte, pronte ad uccidere quando gli viene ordinato, ma soprattutto ci fa riflettere su una cosa: in guerra non esiste un lato buono o un lato cattivo, esistono soltanto quelli verso i quali si deve sparare, i nemici, e quelli invece a cui non si deve sparare, i propri alleati. Questi non sono gli unici aspetti che il film ci mostra, infatti man mano che passerà il tempo la giovane recluta stringerà un grande rapporto con gli altri membri dell’equipaggio del Fury, passerà dal sentirsi insieme a degli estranei pazzi e disumani, al sentirsi come parte di una vera e propria famiglia con la quale condividere momenti di terrore e paura, di rabbia e insoddisfazione tra di loro e momenti di condivisione.

 

COMMENTO

In generale il film ha una base violenta, cruda e realistica, grazie alle fedeli riproduzioni dei campi di battaglia dell’epoca, di veri carri armati della seconda guerra mondiale restaurati ed esposti al Tank Museum di Bovington; tutto ciò rende la pellicola molto rappresentativa e fedele a ciò che la guerra è realmente e credo che la frase più rappresentativa di tutto il film sia: «Gli ideali sono pacifici, la storia è violenta»; questo inciso infatti descrive a pieno ciò che l’opera vuole far capire e vedere allo spettatore.

Tra le varie scene di tutto il film la mia preferita di certo è quella dello scontro con il Tiger tedesco, dove vediamo anche i diversi approcci dal punto di vista della guerra corazzata sia dalla parte alleata, la quale punta sul costruire un gran numero di mezzi più economici, sia da quella tedesca, che punta su mezzi più costosi ma molto più potenti. Infatti il Fury insieme ad altri due Sherman, dopo che un altro carro è stato precedentemente colpito da un proiettile misterioso, si ritrovano così a dover fronteggiare il famoso corazzato pesante tedesco Tiger; Don come comandante del convoglio decide di assaltare con tutti i carri il blindato nemico, questo riesce però a distruggere gli altri due mezzi alleati lasciando il Fury da solo; intanto, però, il corazzato alleato si è messo alle spalle del veicolo tedesco dove la corazza è meno spessa e con grande abilità da parte di tutto l’equipaggio riesce con due colpi a mandare in fiamme e a distruggere il temibile nemico.

Questo film mi ha lasciato davvero stupefatto, in me ha mosso un senso di rispetto verso coloro che hanno combattuto e che sono morti in quel conflitto e mi ha fatto vedere, in una certa forma ed interpretazione, un lato nascosto della guerra, il quale molto spesso per censura o per ignoranza viene ignorato o occultato.

Alessandro Di Meo

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