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Diego Reynoso – Per una rivisitazione critica di Weber

Danza come se ti facesse male

Ama come se avessi bisogno di denaro

Lavora quando le persone ti stanno guardando.

Scott Adams

 

Max Weber, sociologo e filosofo tedesco del secolo XX, è stato uno dei padri fondatori della sociologia, criticato o amato rimane uno degli studiosi della società che più hanno acceso dibattito attorno ai propri studi.

Sicuramente non sarebbe errato identificarlo come “il Marx della borghesia” considerando che Weber fu uno dei primi filosofi che non poterono sottrarsi al confronto con le analisi marxiane sulla società e sul sistema produttivo, anche perché per alcuni aspetti ridondante ma per altri aspetti profetico il pensiero di Marx ha sicuramente dominato la vasta letteratura di tutto il ‘900.

Effettivamente l’approccio alla materia dei due pensatori tedeschi non era così dissimile, entrambi, seppur con platee differenti, miravano a svelare i meccanismi economici che agivano dietro la realtà storica. Weber tuttavia non si risparmiò nel contestare Marx, nonostante fossero accomunati nel dare grande peso all’economia e al capitalismo Weber che sosteneva quanto nelle tesi marxiste ci fosse un’assolutizzazione dell’economia nell’indagine sulla società, invece che uno sguardo più complessivo che comprendesse anche altri punti di vista; l’esempio più lampante è proprio legato alla religione, secondo gli studi marxiani in effetti la religione è un prodotto, o quantomeno uno strumento, del capitalismo stesso, secondo Weber invece fu proprio la religione a generare la mentalità che poi porterà alla nascita di questo sistema economico. Questa tematica verrà approfondita proprio nel saggio “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, pubblicato nel 1905 e considerato uno dei lavori più importanti della sociologia moderna. In questo saggio, Weber sostiene che l’etica protestante, in particolare quella calvinista, ha svolto un ruolo fondamentale nella nascita del capitalismo moderno e che l’etica protestante, soprattutto con la sua enfasi sull’onestà, sul lavoro e sull’accumulazione di ricchezza, ha creato un ambiente sociale favorevole allo sviluppo del capitalismo. In buona sostanza in questo saggio, l’autore sostiene che la dottrina della predestinazione dei calvinisti ha influenzato l’etica protestante portando così i suoi seguaci a cercare la salvezza attraverso il duro lavoro e la parsimonia piuttosto che l’ascetismo o la contemplazione.

 

Non solo ma l’enfasi posta dall’autore sull’etica del capitalismo è volta ai principi etici e morali che governano il comportamento dei capitalisti e questi principi includono, l’efficienza, la responsabilità sociale, la concorrenza e la massimizzazione del profitto. Valori che forse si tramandano ancora oggi? Il nodo centrale porta a domandarsi quanto l’etica protestante abbia influenzato lo spirito del capitalismo moderno. Effettivamente, Calvino più di Lutero, insistette molto sulla predestinazione divina, creando così un bipolarismo tra beati e dannati presente già nel mondo terreno. Forse l’unico contesto in cui i calvinisti possono divenire edotti della propria situazione di elezione è proprio il mondo del lavoro, dove il successo individuale si traduce in un principio meritocratico: il risparmio, l’accumolo di capitale, diventano simbolo di elevazione divina. Si inizia così a parlare di vocazione professionale ma soprattutto ad applicare una disciplina basata sulla razionalità e l’organizzazione per raggiungere il fine ultimo: non solo il denaro ma soprattutto la capitalizzazione del denaro stesso.

Il modo di lavorare e di accumulare è totalmente stravolto. Weber poi sostiene che questa etica del lavoro abbia creato un ambiente sociale favorevole alla crescita economica. L’accento posto sull’accumulazione di ricchezza e sul risparmio ha portato alla nascita di un sistema bancario moderno e di un mercato del credito, rendendo possibile il finanziamento delle imprese e la crescita economica, oltre che l’industrializzazione; l’etica protestante inoltre ha influenzato la mentalità degli imprenditori e dei capitalisti, inducendoli a reinvestire i loro guadagni nelle loro attività commerciali, piuttosto che spenderli per il proprio piacere personale. Questa mentalità, insieme alla razionalità e all’efficienza, ha permesso la crescita del capitalismo moderno e l’accumulazione di capitali. Tuttavia, Weber riconosce che questa etica del lavoro ha anche avuto alcuni effetti negativi sulla società, in particolare la tendenza alla razionalizzazione e alla burocratizzazione. Weber sosteneva che l’accento posto sull’efficienza e sull’organizzazione ha portato ad una crescente razionalizzazione della vita sociale, con l’eliminazione delle tradizioni e dei valori umani. Questa tendenza, già nota come “disincanto del mondo”, ha portato ad una società sempre più impersonale e visione meccanizzata del mondo, con l’uomo che diventa sempre più un ingranaggio del sistema.  In sintesi, l’opera di Weber “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” rappresenta dunque un contributo fondamentale alla comprensione della nascita del capitalismo moderno e del ruolo dell’etica protestante in questo processo. Weber sottolinea l’importanza dell’etica del lavoro e dell’accumulazione di ricchezza come elementi fondamentali per la crescita economica, ma riconosce anche gli effetti negativi che questa mentalità ha avuto sulla società, come la razionalizzazione, la burocratizzazione e la cultura del consumo.

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