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Marika Angerame -La chirurgia estetica

Non preoccuparti

se gli altri non ti apprezzano.

Preoccupati

se tu non apprezzi te stesso.

Confucio

Chi sa se il valoroso spadaccino frutto della fantasia di Edmond Rostand noto in Italia con il nome di Cyrano de Bergerac fosse nato nell’epoca attuale avrebbe fatto ricorso alla chirurgia estetica? È vero, anzi persino scontato che il suo naso diventerà celebre nella storia ma di fatto è altrettanto vero che negli ultimi tempi sempre più persone fanno ricorso all’uso della chirurgia estetica. Ed è proprio da questa considerazione che nasce il desiderio di scrivere questo lavoro.

Innanzitutto vediamo cos’è: la chirurgia estetica, detta anche chirurgia cosmetica, è finalizzata per modificare, migliorare e correggere l’aspetto fisico, quindi non ha uno scopo medico curativo, quanto piuttosto la ricerca di un benessere probabilmente di natura psicologica che però ha di sicuro un suo valore. Sempre più diffuso infatti è per esempio il filler ovvero una branca della chirurgia estetica, che a differenza degli interventi chirurgici, ha una durata temporanea. Tutto ciò è possibile grazie ad una sostanza iniettata nel derma che riesce a correggere gli inestetismi della pelle (cicatrici, rughe, etc.,) e riempire e come si dice nel lessico degli addetti ai lavori “rimpolpare” alcune aree del volto come ad esempio labbra o naso.

Questa tecnica è molto apprezzata da uomini e donne che hanno voglia di “migliorarsi” ma senza rischiare di essere sottoposti ad interventi. A questo punto il fatto di migliorarsi possiamo annoverarlo come un aspetto estetico filosofico, in quanto la ricerca del bello e della bellezza può diventare o tradursi in una categoria esistenziale rivolta alla piacevolezza dell’essere e non solo una qualità dell’essere.

Nonostante ciò anche il filler può avere effetti collaterali come: formazione di piccoli segni dove è stata effettuata l’iniezione, o possibili lividi e rigonfiamento che causano dolore. Tutto questo può essere causato soprattutto se ci si affida a mani impreparate o inesperte. Da questo punto di osservazione la ricerca della bellezza a mio avviso non può e non dovrebbe essere spinta agli eccessi o al paradosso: come dice il proverbio “il meglio è nemico del bene”.

In alcuni casi, molto rari, può provocare anche reazioni allergiche: esistono tre tipi di filler (biologici, parzialmente sintetici e sintetici) è bene che prima di effettuare il trattamento ci si accerti, anche semplicemente parlando con il dottore che lo effettuerà, di possibili controindicazioni.

La chirurgia estetica invece ha dei rischi molto più elevati comuni a tutti gli interventi chirurgici, problemi con l’anestesia, nella cicatrizzazione, ematomi o infezioni.

Le due operazioni più diffuse ad oggi sono la mastoplastica, sia additiva che riduttiva, e la rinoplastica. Perché rischiare così tanto per migliorarsi? Qual è lo standard perfetto?

Le motivazioni dietro questa pratica possono essere di vario tipo, ad esempio, in alcuni casi le donne hanno dichiarato di averlo fatto “per amore” ovvero per avvicinarsi il più possibile agli standard di bellezza del proprio compagno o per una vera e propria richiesta del partner.

Il fatto che ci siano dei canoni di bellezza così severi, che ci vengono continuamente imposti tramite social, pubblicità e mass media sicuramente non sono d’aiuto poiché si è sempre alla ricerca di una “perfezione”. Vale la pena a questo punto mettersi in discussione e provare a pensare al valore che diamo a noi stessi o a al nostro compagno. In altre parole e più semplicemente vale la pena chiedersi a chi dobbiamo piacere a noi stessi o agli altri?

Infatti molti si sottopongono a questi interventi proprio per avere un nuovo inizio, come molto frequentemente fanno le donne con i capelli o semplicemente per allargare la propria cerchia sociale, poiché un aspetto fisico più curato è spesso percepito come un fattore che facilita i rapporti con gli altri. E questo perché se siamo noi i primi ad accettarci allora sarà sicuramente più facile che gli alti ci accettino. Molte volte il non trovarsi bene con una parte del proprio corpo può creare un vero e proprio malessere generale. Molti ragazzi o ragazzi nell’adolescenza rischiano di sentirsi isolati proprio perché non si accettano così come sono.

Infatti se guardiamo un po’ più in profondità osservando anche il lato psicologico allora capiamo che può esserci addirittura un trauma psicologico o evento stressante, o magari un eccessivo bisogno di controllo e perfezionismo all’origine del processo di non accettazione del proprio corpo.

Il fatto di cambiare per il partner può essere per esempio motivato da una dipendenza affettiva ma è anche vero che spesso il fattore principale riguarda una mancanza di autostima, la non accettazione del proprio modo di essere o di apparire. Per Sigmund Freud: «l’Io è innanzitutto un’entità corporea» (Freud, 1928) e più tardi aggiungerà:

 

«L’Io è in definitiva derivato da sensazioni corporee, soprattutto dalle sensazioni provenienti dalla superficie del corpo. Esso può dunque venire considerato come una proiezione psichica della superficie del corpo».

 

Non solo ma nell’introduzione al narcisismo pubblicato nel 1914 Freud riconosce l’importanza del piacersi come fattore emotivo generato dalle stesse pulsioni[1]. Il corpo e i suoi affetti, nonostante ancora siano densi di quel dualismo corpo-mente presente non solo in Freud, ma anche in buona considerazione da parte della letteratura sia di psicologia sia di psicanalisi, diventano così prioritari nella costruzione dell’Io da non poter essere tralasciati[2], soprattutto se pensiamo alla moderna società dei consumi dove l’apparire a torto o a ragione prende il posto dell’essere.

Per questo la percezione che abbiamo di noi stessi passa attraverso il corpo, e il livello di autostima che abbiamo è dovuto a quanto un bambino è stato amato nella fase dello sviluppo, poiché è in quella fase che si forma il carattere, e persino la personalità del futuro adulto.

 

 

 

[1] Cfr., Freud S., Metapsicologia (1915) Bollati Boringhieri, Torino 2006, pag. 7.

[2] Si veda il sito https://www.spiweb.it/la-ricerca/ricerca/corpo-nella-psicoanalisi/.

 

 

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